Prendersi cura dei collaboratori. Tante ragioni per farlo con gratitudine

L'articolo è di Gabriele Gabrielli - Fondatore e Presidente presso Fondazione lavoroperlapersona


Tirar fuori la voce

Resistere alla tentazione di mollare tutto quando si pensa di non poter far niente per migliorare i luoghi organizzativi in cui lavoriamo. Vale la pena. Grosso modo, chiudevo con questa riflessione un precedente post, La grande tentazione: “attacca il ciuccio dove vuole il padrone”.

Ci sono numerose ragioni infatti per non lasciarsi sopraffare dallo sconforto. Motivazioni che sono più solide per chi ha la responsabilità del lavoro di altri. Quali? E dove prendere la forza per sostenere la fatica del “farsi carico”? Ne L’attimo fuggente il professor Keating invitava i suoi allievi a combattere per tirar fuori la voce, ammonendo che più tardi si comincia “più grosso è il rischio di non trovarla affatto”. La nostra motivazione a prendersi cura dei collaboratori, infatti, può scolorirsi come un capo di abbigliamento nella varichina; un po’ come fa l’acqua quando bagna un foglio scritto con l’inchiostro. E’ un processo lento ma inarrestabile, bisogna fermare in qualche modo lo stillicidio. Per questo, nel chiasso di un'epoca che corre veloce, è importante tornare a interrogarsi sulle ragioni dell’impegno che fonda la responsabilità di ciascuno verso gli altri anche nel lavoro.

Un laboratorio di consapevolezza

E' una discussione che fa bene perchè aiuta a elaborare l’esperienza e curare le ferite, facendoci ritrovare la spinta per scrivere, giorno dopo giorno, il nostro contributo insostituibile. Una sorta di laboratorio che riporta in superficie, liberandolo dal peso devastante della sola razionalità utilitaristica, il significato profondo della responsabilità che abbraccia quanti dirigono il lavoro altrui, per ricercarne insieme il senso più umano e generativo. In che modo? Propongo un esercizio facile e alla portata di tutti che non ha bisogno di tecnologie particolari, non ci sono “app” da scaricare né “login” da effettuare. E’ un esercizio per rileggere le motivazioni che sostengono l’accountability nel lavoro imprenditoriale, manageriale e professionale. Una lettura per meditare il nostro impegno aiutandoci a governare la grande tentazione del disimpegno. La si può fare in solitudine, diventa più efficace però quando la condividiamo con altri. Diventa strumento di consapevolezza per non sottrarci alla fatica della responsabilità, per non lasciarsi andare alla tristezza e sfiducia quando si è punto di riferimento per autorità, carisma, competenze o altre circostanze.

Prenderci cura degli altri nel lavoro

Ecco dieci buone ragioni per farlo:

- perché “lavorare con e attraverso gli altri” è un privilegio che non tutti hanno, un dono ad alta fertilità

- per gratitudine verso chi mi fa crescere camminando insieme con me, non avendo avuto la possibilità di scegliermi

- per aiutare i miei collaboratori a dare un senso al loro lavoro, perchè ho sperimentato quanto sia dannoso per l'impresa avere persone che lavorano senza sapere ‘perche’

- per mettere in condizione quanti lavorano con me, quando ritornano a casa, di raccontare ai figli, senza vergogna o rimpianti, quello che fanno quando non stanno con loro

- per consentire a ciascuno di realizzare nel lavoro una parte dei loro progetti, aiutando chi non ne ha consapevolezza a scoprire vocazioni e talenti perché “ogni lavoratore è un creatore”

- per testimoniare ai più giovani la gioia che si prova quando si costruiscono progetti e si conseguono risultati insieme agli altri, incentivando comportamenti cooperativi e inclusivi

- per far sentire gli altri unici e il loro lavoro importante concorrendo “al progresso materiale o spirituale della società”

- perché sono consapevole dell’importanza che ha l’ambiente di lavoro come fonte di benessere per la persona e per le famiglie e che – per una parte – questo dipende da me

- per contribuire - prima come cittadino e poi come capo e leader - a rimuovere gli ostacoli che impediscono “il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori” all’organizzazione della società

- per riconoscere e promuovere “il diritto al lavoro” dei miei collaboratori e contribuire così a costruire “le condizioni che rendano effettivo questo diritto”.

L’elenco, per alcuni, risulterà incompleto. Per altri invece eccessivo. Sarebbe interessante poter continuare questo esercizio che ricerca le motivazioni del prendersi cura degli altri sul lavoro attraverso un people management lab: per aggiungere, togliere o integrare le ragioni del nostro impegno. Anche raccontando storie.

https://www.linkedin.com/pulse/prendersi-cura-dei-collaboratori-tante-ragioni-per-farlo-gabrielli?trk=v-feed&trk=v-feed 

Riferimenti

Arendt H., Lavoro, opera, azione, Ombre Corte, Verona, 1987

Gabrielli G., Post-it per ripensare il lavoro, Franco Angeli, Milano, 2012

Kreitner R., Kinicky A., Comportamento organizzativo, Apogeo, Milano 2013

Ulrich D., Ulrich W., Il perché del lavoro, Franco Angeli, Milano, 2012

Costituzione della Repubblica Italiana: Art. 3, si può leggere all’indirizzo http://www.quirinale.it/qrnw/statico/costituzione/pdf/Costituzione.pdf; Art. 4, si può leggere all’indirizzo http://www.quirinale.it/qrnw/statico/costituzione/pdf/Costituzione.pdf

“L’attimo fuggente” (1989), di Peter Weir. La sequenza ricordata nel testo può essere scaricata a questo indirizzo https://www.youtube.com/watch?v=lyyVtohtgqE

Quando è tempo di dichiarazione dei redditi, è caccia alle detrazioni e quindi a tutto quello che possiamo scaricare dal reddito per ridurre le imposte da pagare.


Una delle voci più frequenti tra le detrazioni sono proprio le spese assicurative, tuttavia, non tutte le assicurazioni danno diritto alla detrazione dal reddito e molte ne danno diritto in base alla data di sottoscrizione del contratto.
Quindi il primo punto per non incorrere in errore è chiedersi qual è la data di sottoscrizione o di rinnovo del mio contratto di assicurazione?

Se la risposta fosse precedente al 31 dicembre 2000, il diritto alla detrazione è del 19% di quanto pagato se tra le clausole del contratto non sia prevista l’erogazione di prestiti sul già versato. E’ possibile scaricare qualsiasi tipologia di assicurazione anche la classica polizza di infortuni inserita nell’assicurazione auto (quella del conducente).

Cambia tutto invece per le polizze contratte dal 1° gennaio 2001, perché si possono portare in detrazione solo se prevedono:
- il caso morte,
- l’invalidità permanente superiore al 5% qualsiasi sia l’evento da cui nasce
- la non autosufficienza generica, quella che non consente di svolgere i normali gesti della vita quotidiana.

Fatta questa prima precisazione, è importante anche sapere che, possono essere scaricate, anche, le polizze stipulate da persone a carico del dichiarante. Inoltre, le spese per assicurazioni possono essere detratte sino ad un massimo di € 530,00 nel caso di polizze vita che prevedano il caso morte. Sino a € 1291,14 nel caso in cui, invece, fossero polizze a copertura rischio invalidità, oppure nel caso di polizze che prevedano tanto la copertura caso morte che quella per invalidità.


Al contrario, non si può più detrarre la spesa sostenuta per il Servizio Sanitario Nazionale nelle polizze RCAuto.

Infine, anche per quest'anno, viene confermato, che la detrazione spetta in base al pagamento e non al contratto, quindi per rate e quietanze di pagamento relative al 2015, se il pagamento è avvenuto nel 2016, queste spese saranno da detrarre nel 2017. Ai fini degli eventuali controlli da parte dell’Agenzia delle Entrate è necessario conservare il contratto di assicurazione e le quietanze di pagamento, proprio per la conferma della data di sottoscrizione del contratto e della data in cui ricadono i pagamenti.

 

Venerdì, 27 Maggio 2016 14:27

Cambia l'infortunio in itinere

Scritto da

Usare la bici per andare a lavoro, ora è meno rischioso, grazie all’art. 5 della L.212/2015, che ha in parte modificato il Testo Unico che disciplina l’ INAIL.

L’infortunio in itinere è quello che si verifica nel tragitto casa-lavoro e nel caso in cui si usasse come mezzo di trasporto privato la bicicletta, per essere risarciti in caso di infortunio, non è più necessario che sussista il presupposto “dell’uso necessitato”.

Vediamo nello specifico cosa è cambiato.

In Italia, per legge, sono tutelati tutti i lavoratori che svolgono attività giudicate rischiose. l’Inail  è l’ente pubblico che se ne occupa, principalmente sotto il profilo assicurativo, ma anche dal punto di vista assistenziale e preventivo.


L’infortunio sul lavoro, letteralmente, è quello che si verifica durante un’attività lavorativa. Così originariamente un lavoratore che subiva un incidente stradale veniva tutelato solo se avvenuto durante l’attività lavorativa (ad es. un camionista, un conducente di autobus, ecc.).

Successivamente è stato introdotto anche il c.d. infortunio in itinere. Infatti, con l’art. 12 del d.lgs 38/2000, la copertura assicurativa venne estesa al percorso:

-         di andata e ritorno dall’abitazione al posto di lavoro;

-         che il lavoratore avrebbe dovuto fare per recarsi da un luogo di lavoro ad un altro, nel caso di rapporti di lavoro plurimi;

-         per la consumazione dei pasti qualora non gli fosse offerto il servizio di mensa aziendale.

Il decreto sopra citato, specificava, inoltre, che “l'assicurazione opera anche nel caso di utilizzo del mezzo di trasporto privato, purchè necessitato.

Quindi, la copertura assicurativa era garantita solo nel caso in cui il lavoratore non avesse altra alternativa: per inesistenza di mezzi pubblici che avrebbero potuto collegare l’abitazione del lavoratore al luogo di lavoro, per incongruenza degli orari dei servizi pubblici con quelli lavorativi, ecc.

Tra i mezzi di trasporto privati era compresa anche la bicicletta, ma in caso di infortunio, la copertura sussisteva solo in caso di uso “necessitato” e se fosse avvenuto percorrendo una pista ciclabile o un tragitto interdetto ai mezzi a motore.

Negli ultimi tempi, però, la crescente attenzione per l’ambiente e la mobilità sostenibile, ha cambiato le regole.

Infatti l’art. 5 della L. 212/2015 ha reso l’infortunio in itinere in bicicletta sempre e comunque indennizzabile  e quindi “condanna” l’Inail, in ogni caso, ad indennizzare in caso di infortunio.

Mercoledì, 18 Maggio 2016 15:08

TFR meglio lasciarlo in azienda?

Una cosa certa è che le pensioni saranno nettamente inferiori all’ultima retribuzione percepita.

Pertanto al lavoratore dipendende spetta decidere come comportarsi. Il Decreto Legislativo n.252 del 2005 stabilisce la strada percorribile, istituendo la previdenza complementare e indica quali sono le modalità per costruirsi concretamente una pensione, che quando sarà il momento, si andrà ad aggiungere a quella obbligatoria.

Nell'allegato (link in basso) viene approfondito il caso di un lavoratore dipendente privato, mettendo a confronto la scelta di lasciare il TFR in azienda, con quella di farlo confluire in un fondo pensione o in un piano pensionistico individuale (PIP).

Gli aspetti analizzati riguardano i casi di anticipazioni, i rendimenti ottenibili, le detrazioni fiscali che spettano e cosa accade in caso di disoccupazione e mobilità.

Buona lettura!

Mercoledì, 18 Maggio 2016 14:42

RC Auto Bonus/Malus

Scritto da


Il costo della RC Auto diminuisce negli anni se è collegato al meccanismo del Bonus/Malus.


Il costo della nostra RC Auto dipende dalla propria classe di merito. Le classi vanno generalmente dalla 18, che è la più alta e costosa, alla 1, la più bassa ed economica, con un dislivello che dall'una all'altra che può triplicare il costo della polizza auto.
Quando stipuliamo per la prima volta una polizza auto ci viene assegnata la classe 14. Man mano che trascorrono gli anni senza incidenti si ha modo di arrivare alla posizione migliore ossia la classe 1, salendo ogni anno di una classe. Attenzione però, se ci sono incidenti durante l’anno, si scende di 2 posizioni in caso di un sinistro, di 5 posizioni in caso di due sinistri, di 8 se ci sono tre sinistri, di 11 posizioni in caso di 4 o più sinistri.

E’ opportuno precisare che il malus, ossia la perdita di posizioni nella classifica di merito, viene applicato solo in caso di sinistro con responsabilità principale superiore al 50%.
Invece in caso di sinistro con responsabilità paritaria, per esempio del 50% per i due veicoli coinvolti, il malus non viene applicato, ma la percentuale di responsabilità viene indicata in polizza e si sommerà eventualmente alle altre percentuali di responsabilità paritarie successive. Ovviamente quando la somma supererà il 50% scatterà l’applicazione del malus.

Se i veicoli sono tre, con il veicolo A con responsabilità del 60%, il veicolo B con responsabilità del 20% e il veicolo C con responsabilità sempre del 20% cosa accadrebbe?

Vediamo chi è anche un guidatore informato!

Mercoledì, 18 Maggio 2016 13:55

Una RC auto con franchigia costa meno

Come si può risparmiare sulla RC Auto?

Quando si valuta una RC Auto l’informazione più importante ed urgente che si vuole ottenere è “quanto costa?”.

Considerato i salti mortali che ogni mese occorre fare per non sforare il budget familiare, la domanda è comprensibile.

Può tornare utile sapere che una polizza auto con franchigia costa sicuramente meno, tuttavia è altrettanto opportuno conoscere quali implicazioni ha una polizza di questo tipo e qual è l’alternativa alla stessa.

Le polizze auto si distinguono in RC Auto con franchigia e RC Auto Bonus/Malus.

Quando si ha una polizza auto con franchigia e ci accade un incidente per il quale siamo “colpevoli” la nostra Compagnia si preoccupa di risarcire il danno che abbiamo provocato, ma ci chiederà un rimborso.

Per completezza di informazione è bene sapere che la franchigia può essere assoluta o relativa.

Supponiamo una franchigia di 500 euro e e un danno di 300 euro.

Sia in caso di franchigia assoluta che di quella relativa l'Assicurazione ci chiederà un rimborso di 300 euro.

Supponiamo una franchigia di € 500 e un danno di € 800.

In caso di franchigia assoluta l'Assicurazione ci chiederà un rimborso pari a € 500. Quindi la franchigia  è l'importo massimo che la Compagnia può chiederci.

Se la franchigia è relativa, l'assicurazione non chiederà alcun rimborso!

La differenza tra le due tipologie di franchigia è notevole perché, se nel caso di franchigia assoluta si è certi di dover pagare, nel caso di quella relativa, detto importo è a carico dell’assicurato solo ed esclusivamente per danni che non superano la cifra indicata in polizza come "franchigia".

La franchigia può essere molto bassa quando la classe di merito è CU1 o CU2, quindi il consiglio è quello di farsi fare entrambi i preventivi e di lasciarsi guidare dal proprio consulente nella scelta della polizza più adatta al proprio modo di essere e alle proprie esigenze.

Avete idea di quanti siano gli italiani sprovvisti di assicurazione auto? 

Il consulente assicurativo convinto di poter continuare a fare il proprio lavoro come ha sempre fatto, sbaglia!

Ma è nel torto anche chi pensa che il consulente assicurativo è destinato ad estinguersi.

Tutti ci stiamo abituando ad avere una relazione sempre più profonda e più frequente con chi ci sta fornendo o potrebbe fornirci un servizio. Per questo motivo cerchiamo, nei modi che ci sono più congeniali, un contatto. Lo facciamo attraverso un sito web, un App, la pagina facebook, una telefonata o fissiamo un appuntamento con una persona in carne ed ossa.

L'utilizzo di varie modalità di contatto, a seconda delle esigenze o del momento in cui lo cerchiamo, rende il nostro comportamento multicanale.

Abbiamo molteplici relazioni, usufruiamo di tanti servizi, prodotti e siamo diventati tutti più “esigenti”: vogliamo poter disporre di quanto desideriamo in qualunque momento, in modo facile e veloce. 

Ed è per questo che così come è accaduto già in altri settori, anche per quello assicurativo, diventa importante e urgente riuscire ad dare risposte adeguate.

Si sta iniziando  a parlare di assicurazioni on demand, di smart contracts applicati alle polizze viaggio, ci sono hotel e ristoranti robotizzati ed ecco che fa capolino la prima agenzia assicurativa con il suo robot Roberto Siber, palestrato, calvo e con gli occhi blù, e così via.

Insomma tutto intorno a noi è in fermento e cambia velocemente, sempre con l'intento di essere più adeguati a quanto le persone desiderano. Eppure i più, tra i consulenti assicurativi, si lamentano perchè le polizze on line prendono piede, piuttosto che chiedersi come i propri clienti o potenziali tali stanno cambiando, cosa desiderano, quali timori hanno per il proprio futuro. 

In Struttura, abbiamo iniziato un percorso, che si ispira a valori in cui crediamo: il saper ascoltare, fare cultura e guidare.

Un piccolo esempio è questo blog e l'aver attivato pagine sui social più diffusi: facebook, twitter, linkedin e google+. Il tutto allo scopo di accogliere domande, suggerimenti, dare informazioni utili e per questo non necessariamente legate a nostre specifiche polizze. Crediamo che ognuno abbia il diritto di guardare al proprio futuro con tutta la serenità possibile ed è questo che ispira ogni nostra azione quotidiana.

Credete che possa esservi utile?

Mercoledì, 18 Maggio 2016 08:07

L’App “Allianz Controllo RCA”

Come verificare se un veicolo è assicurato? Allianz mette a disposizione un App, "Allianz Controllo RCA", facile e gratuita, in cui inserire semplicemente la targa per avere la risposta.

Da ottobre 2015 non è più obbligatorio, infatti, esporre il contrassegno assicurativo sul parabrezza dell’auto. In caso di incidente torna ovviamente utile sapere se l’altro veicolo è provvisto di assicurazione, in quanto diversamente, bisognerà rivolgersi, per il risarcimento dei danni subiti e senza colpa, al Fondo di Garanzia per le vittime della strada.

Sono circa 4 milioni le auto in circolazione sprovviste di assicurazione nonostante si rischi una multa che va dagli 848 ai 3.287 euro.

La RC Auto è obbligatoria perché il legislatore ha inteso, garantire il diritto al risarcimento della persona lesa, ma anche evitare gravi ripercussioni nella vita di chi dovesse essere chiamato ad un risarcimento che non potrebbe permettersi. Dunque sottoscriverla è un atto di responsabilità verso se stessi e la propria famiglia e non una tassa sull’auto come i più la percepiscono.

E allora come si spiegano queste 4 milioni di auto circolanti non assicurate?

 

Pagina 2 di 2